La globalizzazione ha prima indicato la strada e poi costretto numerose aziende italiane ad uscire dal mercato.
Tutto questo è accaduto sotto i nostri occhi, convinti che il prodotto restasse esclusivo per diritto, che il pushing commerciale garantisse una percentuale di vendite stabile, che apparenti neologismi come value, mission, branding, naming fossero perversioni di qualche markettaro esterofilo.
Tutto questo è accaduto sotto i nostri occhi, convinti che il prodotto restasse esclusivo per diritto, che il pushing commerciale garantisse una percentuale di vendite stabile, che apparenti neologismi come value, mission, branding, naming fossero perversioni di qualche markettaro esterofilo.
Oggi non possiamo più attendere.
La pandemia 2020 spingerà inevitabilmente le PMI verso processi organizzativi e distribuitivi fisiologicamente adatti al modello strutturale di un sistema produttivo così polverizzato, caratteristico del Belpaese.
Ogni azienda dovrà fare i conti con sé stessa, analizzare il mercato, comprendere il segmento di riferimento, valutare oggettivamente la capacità di esprimere il proprio valore aggiunto ed individuare un ventaglio di proposte commerciali in grado di penetrare un target ridotto e davvero interessato alla qualità della relazione. Tutto ciò, possibilmente stringendo alleanze e creando sinergie capaci, da un lato di aumentare il potere di acquisto e dall’altro di elevare la soglia di riconoscibilità.
Ogni limite proprio dei sistemi del ‘900 che prevedevano tutto e subito, ridondanze nella catena di distribuzione con aggravio di costi a valle ed eccessiva distanza tra brand e consumatore è destinato ad essere abbattuto. I forti mangeranno i deboli, ai quali per sopravvivere, non resterà che tracciare rapidamente nuovi inderogabili percorsi, orientandosi attraverso i servizi, la digitalizzazione, il network tra imprese complementari ed il personal business branding.
Osserviamo con attenzione quanto sta accadendo in un settore sempre indicativo come quello dell’automotive, dove i principali players, sia a livello produttivo (casa madre), che distributivo (concessionario) perseguono fusioni finalizzate ad ottimizzare le economie di scala e ad inserire in portfolio premium brand grazie ai quali lucidare la propria immagine nonché generare quei margini necessari a sostenere il conto economico.
Chi vende dovrà avere qualcosa di diverso da dare e chi parla dovrà avere qualcosa di veramente importante da dire. Nessuno potrà più sfuggire a questa logica.
La strategia del nostro Gruppo, negli ultimi anni è andata proprio in questa direzione: valorizzazione del brand, posizionamento definito, investimenti in ricerca e sviluppo di nuovi servizi digitali, allontanamento dai vincoli del monomarca in favore di una più ampia possibilità di generare valore aggiunto per i clienti, selezionando e promuovendo il prodotto giusto al momento giusto perché l'innovazione tecnologica non ammette ritardatari.
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